venerdì 12 dicembre 2014

1937 - 2012 : Meglio gay che ateo.


Dal 1937, la società di sondaggi Gallup si diverte a chiamare gli americani, in quantità considerevole, ed interrogarli. Fra una domanda sulla torta di mele ed il baseball, spesso a cadenza ventennale una domanda di tipo sociale: "Lei voterebbe per un candidato alle presidenziali qualificato MA con questa caratteristica specifica?" 
Naturalmente la peculiarità che questo candidato deve presentare lo allontana dal candidato bianco caucasico medio.
Nella tabella qua sopra, potete notare come sono cambiati i valori di accettazione negli ultimi 80 anni, constatando come, fortunatamente, l'essere donna o l'essere nero non rappresenti più un problema per la quasi totalità degli aventi diritto. 
Le percentuali si abbassano nei portatori di omosessualità, con valori comunque considerevoli vista la diffidenza e l'odio di partenza, grazie anche ad anni di lotta visibile e manifestata.
La questione risulta preoccupante per la categoria a me più cara: quella degli atei.
L'essere ateo sembra convincere (o non essere un problema) per solo poco più della metà degli intervistati, posizionandosi in ultima posizione tra le caratteristiche che ispirano fiducia.
Ne possiamo dedurre che, superate le disuguaglianze tra sessi ed etnie, rimane forte (quantomeno negli Stati Uniti) la sfiducia verso chi non manifesta un'ideologia condivisa, sia questa di stampo cattolico o di stampo ebreo. Il cittadino americano sembra intimorito, più che dalla religione diversa od opposta dalla propria, dalla mancanza di una fede, dall'imprevedibilità che questa condizione induce.
Ad essere imprevedibili e vincolati solo alla propria moralità, oltre che alle leggi della scienza, si diventa difficilmente inquadrabili in un contesto sociale definito, l'unico strumento che molti cittadini utilizzano ciecamente per distinguere bene e male.

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